La sua costruzione risale alla metà del 1600 è situata nella piazza principale del paese. L’edificio si presenta una costruzione imponente con tetti spioventi e ampie finestre che si aprono al di sopra delle coperture delle navate minori. Addossato all’abside un corpo aggiunto la torre campanaria con l’orologio sulla torre e tre grosse campane ed un orologio meccanico a rintocchi risalente al 1896. Sul tetto della Torre sono poste le campanelle ed una banderuola a questa un tempo si legava il palio rosso dell’Assunta. Inizialmente fu chiamata Chiesa Nuova in quanto prima della sua costruzione i fedeli praticavano il culto nelle numerose cappelle presenti nel paese.
La Chiesa ha un’architettura di tipo basilicale con decorazioni tardo barocche, costruita su mura
preesistenti doveva in origine essere ad una sola navata. Sulla parete di fondo dell’abside era visibile un
piccolo dipinto della Madonna Odigitria, oggi sostituito con il mosaico della Platitera.
La chiesa non è orientata secondo i canoni della tradizione della chiesa bizantina con l’asse maggiore
coincidente con l’asse est-ovest e l’altare nella parte terminale rivolto ad est. Nella tradizione bizantina
l’abside è rivolta sempre verso oriente, dove sorge il sole simbolo del regno della luce che è il Signore.
La facciata presenta un ampio portone d’accesso e due porte laterali: la porta centrale è sormontata da un
portale strombato al di sopra del quale è visibile un medaglione contenente il mosaico del busto di San Biagio
copatrono della comunità.
Nel 1988 grazie all’intervento di papas Antonio Trupo, si è proceduto alla sostituzione dell’altare latino con l’iconostasi in legno di noce e ulivo. Le dodici icone poste sulla trabeazione provengono da una scuola iconografica di Atene ed appartengono ad Ernesto Kominos che le dipinse nel 1992. La chiesa è arricchita da icone lungo le navate e da mosaici sulle pareti. Sulla navata si ammirano quattro affreschi di Giovanni Capaccio del 1858, l’Immacolata, San Biagio, la Madonna del Rosario, San Domenico, Santa Caterina, la Trinità. Sotto il pavimento state trovate 27 fosse tombali. Lungo la navata di sinistra vi sono quattro altari tre dei quali identici, tutti in stile barocco.
Nella navata destra si trovano tre altari di stile rinascimentale, nel primo sul fondo della navata sono rappresentati gli ornamenti episcopali latini, in bassorilievo nei quali spiccano la mitra e il pastorale nel secondo altare su uno sfondo rosa antico il bassorilievo in cui spiccano l’aquila bicipite simbolo degli albanesi e una massiccia torre ed una nave a due alberi che simboleggiano l’esodo dall’Albania. Su ogni altare vi è una nicchia che custodisce una statua.
Caratteristica delle chiese di rito bizantino è la presenza dell’iconostasi, quella prete divisoria in legno che separa il santuario dal resto della chiesa cioè i fedeli dal luogo, dove si celebra il sacrificio, nell’iconostasi ci sono tre porte, la centrale chiamata Porta Santa o Speciosa da cui può passare solo il celebrante la porta a, una porta a destra (detta diaconale) perché vi passa solo il Diacono e una porta a sinistra per il resto del clero. Su di esso sono collocate in ordine stabilito le icone, il cui termine deriva dal greco “eikon” cioè immagine scritta, un’icona esprime sempre una verità rivelata e non si dice dipingere o scrivere. La funzione essenziale dell’icona è quella di portare agli occhi ciò che la parola porta all’orecchio.
L’icona nasce per testimoniare lo splendore di Dio fatto uomo e racchiude nel suo linguaggio e nei suoi
canoni dettati dalla chiesa tutta la teologia cristiana. L’icona si presenta come Teofania, manifestazione di
Dio, la realtà si presenta secondo una prospettiva rovesciata a significare che non è l’uomo il soggetto
della visione di Dio ma Dio.
L’icona è il simbolo tra il sensibile e il trascendente. La presenza dell’elemento divino. Comparse nei
primi secoli del Cristianesimo gli esemplari più antichi furono distrutti dalla furia iconoclasta.
La maggior parte delle sacre immagini delle chiese italo-albanesi si rifà al canone
iconografico-cretese-veneziano scritte su tavole imprimate e dorate.
Una data con dedica è incisa sulla campana A.D. 1701, S.M CONSOLAZIONE ORA PRONOBIS CATERINA CAVASSA FECIT PRO SUE DEVOTIONE ciò fa pensare che la costruzione della chiesa risalga a quell’epoca, sull’altare centrale si può ancora osservare la raffigurazione della Madonna con Bambino, in tela con cornice di legno lavorato a mano, e una seconda tela laterale che raffigura Sant’Anna a sinistra per chi entra c’erano due tombe sporgenti, con tutta probabilità dovevano appartenere alla famiglia Basta, la cappella infatti risulta intestata a Basta Eugenio, oltre a lui Andrea famoso letterato e Demetrio famoso generale.
Vi si celebra la messa in occasione della festa al santo dedicata il 13 giugno. Dalla data sulla campana con
l’immagine di Sant’Antonio MDXXXII (1532) si può con tutta probabilità pensare che la chiesa sia stata
costruita dai primi profughi albanesi. Nel 1964 grazie alle generose offerte degli emigrati è stata rifatta
la porta e la gradinata esterna, mentre di recente il pavimento e l’altare con ceramica e granito, di originale
è rimasta soltanto una piccola acquasantiera scavata nel muro. Recente è la statua di Sant’Antonio nella nicchia
e due quadri laterali.
Nel mese di agosto è stato consacrato l’altare e la cappella è stata arricchita da un’icona del Santo.
Nel piano del Magazzeno la cappella dedicata a San Salvatore oggi non più esistente ma i cui ruderi
erano visibili fino ai primi anni del XX secolo,lungo la strada che porta a Cassano vi erano la cappella
di San Leone e quella dello Spirito Santo quest’ultima fatta costruire da Daniele Mortati, entrambe
non più esistenti.
Nella parte superiore del paese esistono i ruderi delle cappellette di San Francesco e San Pietro. Nel punto
più stretto della strada di accesso al paese venne costruita la cappella di San Leonardo con lo scopo
di preservare i passanti dalle sventure causate dal possibile cedimento delle rocce sovrastanti.
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