Il territorio di Civita immerso nei sapori e nei suoni arcaici altrove perduti, è un ecosistema uomo-natura, è la via più breve da seguire per addentrarsi nel grandioso bosco della Fagosa sino alle sorgenti del Vascello e della fontana del Principe, che nei lontani tempi del feudalesimo dissetava i cacciatori al seguito del principe Spinelli di Cariati duchi di Castrovillari.
Il paese gode da un lato di uno scenario vegetale di tipo mediterraneo e dall’altro del suggestivo paesaggio del Canyon del Raganello. Il suo territorio è ricco di caratteristiche ambientali come la Gola della Mancossa di eccezionale bellezza e rilevanza naturalistica per le varie specie vegetali ed animali presenti, le Gole del Raganello con le sue impressionanti pareti a picco sulla Timpa del Demanio, come elemento di caratterizzazione ambientale una strada mulattiera scavata nella Timpa a cui si accede attraverso il Ponte del Diavolo, costruito per unire le due pareti che cadono a picco sul torrente Raganello, che prende il nome dall’omonima valle.
Uno dei tanti itinerari è la via ferrata del Raganello meglio conosciuta come “la via delle capre”, un percorso attrezzato lungo circa 3 km,che corre su un enorme parete sovrastante le gole.
ATTENZIONE: Interdetto l'accesso alla via Delle Capre sulla Timpa del Demanio (Civita, CS) per ordinanza del Parco del Pollino. Vietata quindi la fruizione da parte di tutti, eccetto studiosi autorizzati. La motivazione, a quanto si legge nella determina dell'Ente, è dovuta ad avvistamenti nel 2017 di una coppia di Capovaccaio e da una possibile introduzione di un piccolo durante questa stagione.
In un territorio incontaminato ed autentico, in cui sono ancora visibili i segni che la natura e l’uomo hanno lasciato nel paesaggio, si trova la Valle del Raganello a ridosso delle prime vette della catena montuosa del Pollino.
Questa zona è considerata ottima per praticare il Bird-watching, cioè l’osservazione del comportamento degli uccelli, tra i quali aquila reale, falco pellegrino, gheppio, capo vaccaio.
La Valle del Raganello si caratterizza come tipica vallata fluviale, incisa profondamente con pareti rocciose a strapiombo alte più di 100mt.. Nella parte alta della valle, il terreno si presenta impervio, solo nella parte bassa in prossimità della foce del mar Ionio la valle si apre abbassandosi sensibilmente. E’ la valle più spettacolare e selvaggia che si apre verso il golfo di Sibari in un’ampia fiumara abbellita in estate dagli oleandri in fiore.
La riserva naturale “Gole del Raganello” è un’area protetta, istituita nel 1987 con obiettivo 92/43/CEE nel 1987 in Calabria nella provincia di Cosenza.
Occupa una superficie di 1600,00 ettari all’interno del Parco del Pollino, come Zona di Protezione Speciale per la conservazione di habitat per alcune specie di uccelli selvatici.
La vegetazione della riserva naturale, si presenta costituita da popolazioni di pino loricato, pino laricio, cerro e roverella, sulle imponenti formazioni rocciose associate ad erica, biancospino, pero selvatico, fico. Anche la fauna è quella tipica del Parco Nazionale del Pollino, tra i vari mammiferi sono presenti il gatto selvatico, il cinghiale, la martora, la lepre e la volpe, si segnalano
invece tra le specie nidificanti l’aquila reale, il falco pellegrino, la cuturnice, il corvo imperiale,
il rarissimo gufo reale, il capo vaccaio e il grifone.
La Riserva Biogenetica “Gole del Raganello” è stata altresì inserita tra i siti naturali ad interesse comunitario.
Il nome Raganello è stato senza alcun dubbio attribuito nel periodo bizantino, deriva dal termine greco “Ragas” con cui si indica un dirupo roccioso, non a caso il torrente scorre lungo impressionanti dirupi dette “gole”, si presume che gli abitanti dell’antica e ormai scomparsa cittadina di Palmanocera, non potevano attribuirgli un nome più riuscito.
Lo storico Vincenzo Barone lo fa derivare dal termine locale “ragàre” cioè trascinatore: fiume che trascina tutto a valle. Altro vocabolo “rragàre” indica lottare, litigare, forse perché le acque del torrente chiuse fra le pareti rocciose litigano e lottano con i macigni e le pareti come se volessero arrivare più presto al mare.
Le leggende che si raccontano spiegano questo nome con il fatto che nei periodi di forte pioggia in questa gola si odono rumori simili a quelli che fanno un barile o una botte quando rotolano lungo un selciato in discesa, altri invece lo hanno fatto derivare dal nome di una piccola rana conosciuta e presente nel torrente la raganella.
La "pietra del Demonio" (o Timpa del Demanio) è una parete rocciosa
di 800m che si oppone alla vista di chi, trovandosi a Civita, volesse guardarein direzione Nord-Est.
I Civitesi non ci fanno nemmeno caso, ma questa enorme massa di roccia rosa stratificata è la prima curiosità che stupisce i nuovi arrivati.
Prima di apprezzare la grazia dei famosi "comignoli" di Civita, gli occhi del visitatore devono prendere confidenza con la vista di questo colosso di pietra. E' di una vicinanza brutale, Vicinissima ma irraggiungibile...
...se non fosse per il "Ponte del Diavolo"!! Infatti una profonda frattura vecchia milioni di anni corre tra la Timpa di San Lorenzo e la Timpa di Porace è qui che il torrente
Raganello si è fatto strada levigando un percorso stretto sinuoso lungo 13 Km.
Il punto di osservazione privilegiato per la "Timpa del Demanio" è il belvedere nei pressi della "Mater Chiesa", da qui è possibile osservare le stratificazioni bianche e rosa. Tanti spigoli vivi, perchè viva è la pietra!
La parete rocciosa è in continuo "movimento". Le tempeste invernali lasciano ogni anno nuove sbrecciature... le "cicatrici fresche" si distinguono per il colore bianco. La roccia ossidandosi tenderà a diventare rosa, a seconda della venatura. (Qui inizia anche un percorso non eccessivamente aspro per raggiungere il Ponte del Diavolo).
…….e ne sono caduti tanti di temerari. Ma che cosa attira questi rocciatori?
Alcuni sono pastori avvezzi sin da bambini ad affrontare i percorsi esasperati delle montagne del Pollino; altri sono alpinisti professionisti armati di chiodi a pressione e imbracature; in un passato non troppo lontano, tanti andavano a caccia di colombacci e altre prede il cui numero era copioso nel nostro patrimonio faunistico.
Non è inopportuno menzionare anche le capre spericolate, che a volte si vedono brucare in posti che si direbbe abbiano potuto raggiungere solo con le li!!! (Francesco Bruno 2005)
Si tramandano alcune vecchie storie sulla Timpa del Demanio, tutte avvolte da un alone di mistero, raccontate con circospezione come segreti preziosi. Si narra di tesori nascosti nelle tante grotte, sospese a decine di metri sopra il Ponte del Diavolo, quelle stesse grotte che si popolano di streghe minacciose nei racconti noir delle vecchie comari per spaventare i bambini troppo vivaci.
Eppure basta percorrere per pochi kilometri la strada che da Civita porta su in montagna e a quasi Mille metri di quota poco prima di arrivare a colle Marcione si scopre che la sommità della Timpa del Demonio accoglie una distesa di faggi che si raccorda dolcemente al bosco di Santa Venere (poco più a nord).
Tanto è grigia e inospitale l'arida roccia della Parete verticale, quanto è verdee ricca di vegetazione la sua sommità, invisibile dal centro abitato di Civita.
Via Cavallotti - 87010 Civita (CS)
Cell : +39 339.262.6811